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11 novembre 2025

Cassazione 2025 - decisione della Cassazione riguardo all’utilizzo dei messaggi WhatsApp come prova per la gravità della malattia si può articolare come segue:

 


 

 

Cassazione 2025 - decisione della Cassazione riguardo all’utilizzo dei messaggi WhatsApp come prova per la gravità della malattia si può articolare come segue:

1. **Contesto della decisione**

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul valore probatorio dei messaggi WhatsApp scambiati tra un dipendente e il suo responsabile aziendale, in relazione all’esclusione dal computo del comporto delle assenze dovute a malattie particolarmente gravi. Il comporto, ovvero il periodo di assenza consentito prima che il lavoratore perda il diritto alla conservazione del posto, può essere escluso se le assenze sono dovute a malattie considerate di particolare gravità, che rendono impossibile il lavoro per un periodo consistente.

2. **Principio stabilito dalla Cassazione**

La Corte ha affermato che i messaggi WhatsApp, nonostante la loro diffusione e praticità, non possono essere considerati prove sufficienti o attendibili per dimostrare la gravità di una malattia. In altre parole, tali comunicazioni non possiedono le caratteristiche di affidabilità, autenticità e verificabilità necessarie per valere come elementi probatori in ambito giudiziario o amministrativo.

3. **Motivazioni della decisione**

Le motivazioni principali si basano sulla natura informale e facilmente manipolabile di WhatsApp:

- **Falsa di autenticità e certificazione**: i messaggi possono essere facilmente falsificati, modificati o inseriti in modo non verificabile.

- **Assenza di formalità e di valore legale**: rispetto a certificazioni mediche ufficiali, i messaggi informali non garantiscono la veridicità delle dichiarazioni circa la malattia.

- **Difficoltà di verificare la genuinità delle affermazioni**: la comunicazione privata non può essere sottoposta a controlli clinici o medici che attestino realmente la gravità della condizione di salute.

4. **Implicazioni pratiche**

La decisione sottolinea la necessità di affidarsi a documenti ufficiali, come certificati medici rilasciati da professionisti sanitari, per dimostrare la gravità di una malattia e l’esclusione dal computo del comporto. I messaggi WhatsApp, pur potendo costituire un elemento probatorio complementare, non sono sufficienti da soli a giustificare l’esclusione del lavoratore dal computo delle assenze.

5. **Riflessioni**

Questa pronuncia evidenzia il limite dell’utilizzo di strumenti di comunicazione informale come prova in ambito lavorativo e giudiziario, sottolineando l’importanza di documenti ufficiali e certificazioni mediche. La decisione può influenzare le future interpretazioni delle prove informali e la tutela dei diritti dei lavoratori e dei datori di lavoro.

**Conclusione**

In sintesi, la Cassazione ribadisce che i messaggi WhatsApp non sono idonei a dimostrare la gravità di una malattia ai fini dell’esclusione dal comporto, rafforzando la centralità di documenti medici ufficiali come unica prova attendibile e valida in tal senso.



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